Tutto esaurito per Roberta Bruzzone al Goldoni: “Ecco come riconoscere relazioni malevole”

Tanto pubblico, soprattutto femminile, ha partecipato allo spettacolo

roberta bruzzone

LIVORNO – “L’amore sano è crescita, nutrimento, rispetto, tutto quello che non rientra in questa categoria non chiamatelo amore. L’amore non cura le persone, non pensate di poterle cambiare con l’amore perché le persone non cambiano mai”, è questo uno dei tanti passaggi dello spettacolo “Favole da incubo” che vede protagonista Roberta Bruzzone, criminologa investigativa e psicologa forense.

Ieri pomeriggio, 17 novembre, un Teatro Goldoni tutto esaurito, con un pubblico composto in maggioranza da donne, ha accolto con grande entusiasmo Roberta Bruzzone che sta portando in giro per l’Italia il suo spettacolo. Una vera e propria campagna informativa per salvare le donne e renderle consapevoli dei rischi che corrono se si imbattono in un manipolatore affettivo.

Con “Favole da incubo”, Roberta Bruzzone aiuta il pubblico a prendere coscienza di quei segnali, quei campanelli d’allarme che in una relazione d’amore, ma anche di amicizia, familiare, di lavoro, devono far capire che qualcosa non va, che è il momento di prendere le distanze, di spezzare quelle catene che possono sfociare nella violenza e purtroppo anche nella morte.

Due ore di spettacolo con vari momenti in cui Roberta Bruzzone fa sorridere e ridere il pubblico, cercando di alleggerire l’argomento, ma sempre mantenendo grande rispetto verso i temi trattati. La criminologa e psicologa forense analizza i comportamenti tipici del narcisista malevolo (“in questo caso uomo ma possono essere anche donne” ha precisato), che non devono essere sottovalutati. A scandire i momenti più intensi della narrazione, il suono della chitarra di Massimo Marino, marito di Bruzzone.

“Lui vi allontanerà dalle persone care, inventerà che le vostre amiche sono invidiose e che tramano alle vostre spalle. Vi dirà che avete bisogno solo di lui e vi impedirà di realizzarvi dal punto di vista lavorativo” ha proseguito Bruzzone, non è un caso infatti se molte donne che hanno a che fare con un narcisista malevolo lasciano gli studi, il lavoro o abbandonano i propri progetti. “Mi capita sempre più spesso – ha raccontato – di trovarmi davanti ragazze molto giovani che sono disposte ad abbandonare gli amici, a mettere da parte i propri sogni se questo vuol dire trasferirsi in un’altra città e il fidanzato non vuole. Ma è importante capire che una relazione affettiva sana non obbliga ad annullarsi per l’altro, a cancellare i propri sogni e i rapporti personali”.

Ma Roberta Bruzzone va oltre e analizza anche la nostra società, una società che nonostante tutti gli sforzi, è ancora patriarcale: ai bambini si danno giochi che sviluppano il sapere perché devono essere intelligenti, si regalano supereroi perché devono essere forti e coraggiosi, alle bambine si regalano gli elettrodomestici giocattolo, i trucchi, le bambole, perché devono essere utili, belle e soprattutto devono essere mamme.

Secondo alcuni stereotipi più diffusi e ancora molto presenti nella nostra società, come analizza Bruzzone durante lo spettacolo, le donne devono accudire la casa e fare figli, non si possono realizzare nel lavoro, non possono essere ambiziose, devono stare al fianco del loro uomo, ma restando sempre un passo indietro, non devono indossare abiti succinti perché vuol dire addossarsi gli sguardi degli uomini e non devono bere perché poi se succede qualcosa, “se la sono cercata“. “E quando la donna osa violare lo stereotipo femminile viene considerata sbagliata, deviante e deve essere isolata, boicottata e persino uccisa” ha sottolineato Bruzzone.

Due i casi di cronaca nera che la criminologa analizza nel corso dello spettacolo e che ben evidenziano tutte le caratteristiche del narcisista malevolo: la morte di Roberta Ragusa e quella di Arianna Flagiello, la prima uccisa dal marito, la seconda suicidatasi a causa delle continue violenze fisiche e psicologiche subite dal compagno.

Cambiare la mentalità, abbattere gli stereotipi di genere e contrastare una società patriarcale, sono gli obiettivi di questo spettacolo: “È importante che tutti noi partecipiamo a questa battaglia – ha concluso Bruzzone – tutti i giorni, ragionando soprattutto su quello che stiamo proponendo alle generazioni più recenti”. Prima di salutare gli spettatori presenti, la psicologa forense ha ricordato che dal 26 novembre su RaiPlay sarà disponibile la sua nuova serie “Nella mente di Narciso“.

Molto coinvolto il pubblico del Teatro Goldoni che ha partecipato attivamente allo spettacolo di ieri, intervenendo e applaudendo, tante anche le giovani ragazze presenti, un segnale di quanto “Favole da incubo” sia la via giusta per raggiungere sempre più donne e anche uomini.

Articolo di Valeria Cappelletti