
LIVORNO – Con I Patagarri Livorno si è trasformata in un vortice di suoni, emozioni e condivisione. Certe sere hanno un’energia speciale, quella che non si può spiegare ma solo vivere. È quanto successo ieri sera, 1 giugno a Straborgo, nel cuore di Livorno.
Il giovane gruppo milanese – età media tra i 20 e i 30 anni – ha portato sul palco non solo la propria musica, ma un’idea precisa di libertà, partecipazione e festa collettiva.
I Patagarri: entusiasmo da vendere
Sin dalle prime battute, l’atmosfera si è caricata di entusiasmo. Il pubblico, numeroso e caloroso, ha risposto con una partecipazione contagiosa: cori spontanei, mani alzate, sorrisi e corpi in movimento.
La musica de I Patagarri, allegra e irriverente, è un mix vivace di swing, jazz e sonorità urbane, e sa arrivare dritta dove serve: al cuore e alle gambe. Brani dal loro album si sono susseguiti con ritmo incalzante, alternando ironia, impegno e leggerezza.
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Foto di Glauco Fallani
Il grido Free Palestine
Non è mancato il riferimento all’attualità, come già era accaduto al concerto del Primo Maggio. Tra una canzone e l’altra, infatti I Patagarri hanno gridato “Free, free Palestine. Palestina libera“. Un urlo che è risuonato forte dalla voce di Francesco Parazzoli e compagni.
Momento di grande intensità è stato anche l’interpretazione di “Bella ciao“, accolta da un’ovazione corale che ha unito tutte le generazioni presenti.
A Straborgo la musica è un atto sociale
I Patagarri non si limitano a fare musica: la vivono come atto sociale, come strumento di dialogo, di rottura e di festa. In una piazza piena di giovani, famiglie e curiosi, hanno saputo creare un ponte tra passato e presente, tra leggerezza e consapevolezza.
E quando la musica ha cessato di risuonare un senso di leggerezza e di consapevolezza è rimasto sospeso nell’aria. I Patagarri hanno dimostrato che si può ballare e pensare allo stesso tempo, ridere e schierarsi, unire generazioni con una tromba, un ritornello e un’idea. Straborgo, per una notte, è stata più di una piazza: è stata una piccola rivoluzione gentile, fatta di musica, parole e sguardi che non dimenticheremo presto.
Di Valeria Cappelletti