
LIVORNO – Una convivenza impossibile come quella che si respira in “Jock”, soprattutto quando è forzata e al di fuori della casa, tutto sembra ostile. Il tempo diventa surreale e i pochi sopravvissuti sono costretti a vivere rinchiusi e come belve in gabbia, reclamano il loro spazio vitale perché l’apocalisse è ormai alle porte e nessun freno inibitore potrà bloccare il bisogno di urlare agli altri la propria verità: la fine è vicina e il ruolo dei tre protagonisti si svelerà finalmente agli occhi del pubblico.
Questa in sintesi la trama di “Jock” dell’autore francese Jean Louis Bourdon. Andata in scena al Centro Artistico Il Grattacielo, la pièce abbastanza inedita, ha subito catturato l’attenzione del numeroso pubblico in sala.
“Jock”: la guerra tra fratelli
In un ambiente fatiscente, i due fratelli Jock e Jimmy si lanciano reciprocamente rimproveri e accuse; il primo offeso fisicamente e moralmente, cattivo spietato e dipendente dall’alcool, il secondo oppresso da enormi sensi di colpa, diviso fra la tolleranza e la disperazione. In mezzo al loro inferno esistenziale, Sonia che condivide il degrado senza possibilità di scappare perché fuori la fine è imminente. E allora si consumerà la tragedia finale: solo uno potrà restare accanto a Jimmy nella casa-rifugio, un luogo protetto che ricorda tanto alcune prime intuizioni ioneschiane e del teatro dell’Assurdo.
Gli attori protagonisti
Sul palco tre ottimi attori dotati di talento e di tanta energia, primo fra tutti Jacopo Menicagli, livornese ma poi approdato ad una carriera fuori dai confini nazionali che lo vede attore nella 4° stagione di “Peaky Blinders“, serie televisiva britannica, creata da Steven Knight.
E stato proprio Jacopo, che ha curato anche la regia, a trovare l’autore di questo testo da cui ha tratto poi una scena che gli ha consentito di superare vari provini fra cui quello prestigioso dell’Accademia di Parigi e iniziare il lavoro di attore di cinema, teatro e TV.
Accanto a lui Renzo Guddemi che si è formato alla scuola del Goldoni e che negli anni ha dato prova di grande attorialità e sensibilità teatrale. In mezzo a loro la brava Chiara Tarquini, l’eterno femminino che al solito spariglia le carte. Ottimo il disegno luci di Alessandro Maestrini che ha reso la follia scenica ancora più vicina all’incubo definitivo.
C’è da chiedersi perché tanti bravi attori debbano lasciare la loro città, quando tanta energia, passione e professionalità potrebbero essere un valore aggiunto della nostra Livorno, da sempre ricca di talenti. Forse ci vorrebbe un burattinaio che manovri tanti fili e che non se li lasci scappare? O forse ci vorrebbe una Compagnia Stabile cittadina? Pensiamoci.
Articolo di Simonetta Del Cittadino