COLLESALVETTI – La Pinacoteca Servolini (villa Carmignani, via Garibaldi, 79) è pronta a regalare a tutti gli appassionati di arte un’altra mostra imperdibile.
Apre oggi, 14 novembre, alle ore 17, la mostra dedicata all’artista fiorentino Raoul Dal Molin Ferenzona. Questa esposizione rappresenta un’opportunità unica tanto per la comunità colligiana, quanto per il grande pubblico nazionale e internazionale, di assaporare e rileggere la biografia, lo stile e la variegatissima produzione di un raffinato protagonista del ‘900 toscano.
Il percorso espositivo nella Pinacoteca Servolini
Il percorso si compone di circa 80 opere pittoriche, grafiche e illustrative, che raccontano la vita artistica e la prestigiosa carriera di Raoul Dal Molin Ferenzona (Firenze, 24 settembre 1879 – Milano, 19 gennaio 1946) che visse anche a Livorno per poi soggiornare lungamente in Europa, con il risultato di aver subito da questi viaggi influenze che lo portarono verso la sua vocazione simbolista ed esoterica.
Con le 80 opere, suddivise in quattro sezioni, i curatori Emanuele Bardazzi e Francesca Cagianelli, propongono un’immersione totalizzante ed emozionante nell’universo eclettico, tra misticismo e decadentismo, di un protagonista del Novecento toscano, contraddistinto da un inguaribile tormento spirituale, votato alla vita nomade, dall’abuso di alcool e da un’instabilità nervosa capace di scatenare nella sua mente ossessioni paranoiche e voci persecutorie, e la cui tensione ascetica alla ricerca spasmodica di mete arcane e trascendentali rappresentava un autentico processo evolutivo dell’anima e di trasmutazione alchemica della coscienza, generato dal conflitto interiore tra le ragioni del Bene e del Male.
Il legame con Livorno
Nato da “famiglia vagamente aristocratica”, il cui padre Giovanni Gino, scrittore e letterato, fu corrispondente a Livorno de “La Gazzetta d’Italia”, e, in quanto autore di due opuscoli anonimi contro Garibaldi, si guadagnò l’ostilità di garibaldini e mazziniani, fino ad essere pugnalato a morte la sera del 19 aprile 1880, Ferenzona assumerà nella sua complessa personalità le stigmate di questo e luttuoso preambolo biografico, con ogni probabilità all’origine del legame fatale con Livorno, il cui cosmopolitico palcoscenico espositivo di “Bottega d’Arte” costituirà una tappa significativa nell’ambito della sua misteriosa e nomadica carriera.
Approdato dopo infinite peregrinazioni internazionali, da Parigi a Vienna, da Bruges a L’Aya, dalla Moravia a Praga, in ambito livornese Ferenzona riuscì a radicarsi brillantemente nell’ambito della compagine artistica cittadina, dal Caffè Bardi al Gruppo Labronico, con una congerie di ritratti, paesaggi, capisaldi mistici, esoterici, occultistici, destinati ad esercitare sul pubblico un’attrazione fatale.
Le sezioni
La prima sezione in Pinacoteca Servolini dal titolo “Raul Dal Molin Ferenzona tra l’Italia e l’Europa: il viatico eterodosso di un iniziato rosacrociano”, curata da Emanuele Bardazzi, è affidata a 32 highlights della carriera pittorica e grafica dell’artista, significativi di un percorso artistico iniziato all’alba del Novecento. Si tratta di dipinti, acquarelli e incisioni dove spiccano vari inediti di straordinario fascino.
In questa prima sezione molte opere sono legate al tema della femminilità: Le sorelle, Le maschere, Paesaggio con faunesse, la misteriosa e sacerdotale Donna con falena.
Di estremo interesse in questa sezione risultano alcuni ritratti incisi di personaggi celebri come William Blake, Aubrey Beardsley e Gabriele d’Annunzio, verso i quali l’artista concepiva particolari affinità elettive. Presenti inoltre dipinti iconici come Gli occhi degli angeli, Fulvia, La vetta e Gaspard de la nuit.
Il percorso nella Pinacoteca Servolini prosegue con la seconda sezione, dal titolo “Come croce del tuo sogno: nomadismi spirituali di Ferenzona dal crepuscolarismo corazziniano alla Società Teosofica di Roma”, curata da Francesca Cagianelli, che intende ripercorrere tappe e relazioni inerenti i soggiorni romani dell’artista, dalla primissima congiuntura del 1904, contrassegnata dalla contiguità con i circuiti artistici e letterari del decadentismo crepuscolare. In esposizione opere quali Le orvietane, Via Crucis e Zodiacale.
La terza sezione, dal titolo “La stagione livornese di Ferenzona dal Caffè Bardi a Bottega d’Arte: gocce di veleno tra revival maudit e pastiches esoterici”, curata da Francesca Cagianelli, si concentra sul rapporto che l’artista ebbe con Livorno inaugurato nel 1916 con la cruciale esposizione ai Bagni Pancaldi e successivamente attestato dalla partecipazione al calendario espositivo di “Bottega d’Arte” Livorno, dapprima tra il 1922 e il 1923 e quindi nuovamente nel 1923, mentre nel 1924 figurerà alla VII Mostra del Gruppo Labronico allestita nelle sale del Regio Liceo Niccolini.
L’ultima sezione dal titolo “Visionari, mistici e demoniaci: prodromi di grafica internazionale dall’idealismo estetico di Péladan all’occultismo praghese di Sursum”, curata da Emanuele Bardazzi, evidenzia gli artisti legati al periodo simbolista europeo tra ‘800 e ‘900, che furono fonte di ispirazione primaria per la produzione immaginifica di Ferenzona.
Sono presenti dunque opere grafiche di Félicen Rops, Fernand Khnopff , Marcel-Lenoir e Carlos Schwabe (di cui è esposto il grande manifesto originale del primo Salon de la Rose+Croix del 1892), gli olandesi Jan Toorop e Richard Nicholaüs Roland Holst, il francese Georges De Feure. Una rara acquaforte di Joseph Uhl e non mancano tre esponenti rappresentativi del gruppo praghese Sursum, ovvero Josef Vachal, František Kobliha e Jan Konůpek.
Il catalogo
L’ampio e documentato catalogo (Silvana Editoriale), curato da Emanuele Bardazzi e Francesca Cagianelli, risulta particolarmente prezioso per la messe di materiali documentari inediti rinvenuti, ma anche per la rilettura articolata e originale della stagione europea condivisa dall’artista, così come per la ricostruzione dettagliata di alcuni importanti episodi di ambito labronico che contribuiscono a ridisegnare sul nostro territorio una temperie indiscutibilmente internazionale.
Due raffinati manufatti
A completamento della mostra ospitata nella Pinacoteca Servolini spiccano due raffinatissimi manufatti di arte applicata, ideati e realizzati dall’artista, Lume da tavolo con base in legno intagliato, supporti in ferro battuto e ventola in pergamena dipinta, e Ombrello con pomello d’avorio scolpito, realizzato per Giovanna (Giannina) Guidi Gatt, figlia della cugina di Olga Borghini, madre dell’artista, testimonianze.
Informazioni
La mostra è promossa e organizzata dal Comune di Collesalvetti, ideata e curata da Emanuele Bardazzi e Francesca Cagianelli, con il contributo di Fondazione Livorno, in collaborazione con la Società Teosofica Italiana / Media Partner.
Visitabile fino al 15 marzo con ingresso libero.
Orari della Pinacoteca Servolini: tutti i giovedì, sabato e domenica, ore 15.30-18.30; anche su prenotazione per piccoli gruppi; visite guidate gratuite su prenotazione, informazioni: 0586 980118-227 e 392/6025703; cultura@comune.collesalvetti.li.it; www.comune.collesalvetti.li.it.