Alla Pinacoteca Servolini finissage della mostra su Ferenzona

Il tema dell'incontro sarà il mito dell’androgino tra arte, letteratura e psiche

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COLLESALVETTI – Finissage della mostra “Raoul Dal Molin Ferenzona. Enchiridion notturno. Un sognatore decadente verso l’occultismo e la teosofia” in programma questo pomeriggio, 15 marzo alle ore 17 a Villa Carmignani sede della Pinacoteca Servolini (via Garibaldi, 79). Ingresso gratuito.

In questa occasione si terrà l’incontro dal titolo “Da Platone e Ermete Trismegisto a Joséphin Péladan e Elémire Zolla: declinazioni del mito dell’androgino nell’opera ferenzoniana”.

Alla Pinacoteca Servolini il tema dell’androgino

Il finissage alla Pinacoteca Servolini convergerà verso nodi culturali di valenza trasversale, e coinciderà in quest’occasione con il mito dell’androgino tra arte, letteratura, teosofia e psiche.

Se l’androgino incarna l’unione di principio maschile e femminile, risolvendo e superando le opposizioni (Scarabelli 1998), i curatori del Calendario punteranno l’obiettivo sulla meravigliosa galleria ritrattistica di Raoul Dal Molin Ferenzona, e in particolare su alcune delle infinite variazioni iconografiche pervase dal mistero dell’identità sessuale.

I relatori al finissage

Intervengono al finissage alla Pinacoteca Servolini: Emanuele Bardazzi, storico dell’arte; Patrizia Moschin Calvi, segretario della Società Teosofica Italiana APS; Alfonso Iacono, docente di Teoria e Storia dei Sistemi Filosofici all’Università di Pisa; Andrea Muzzi, storico dell’arte, già Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno.

L’incontro fa parte del Calendario Culturale 2025 promosso e organizzato dal Comune di Collesalvetti, ideato e curato da Francesca Cagianelli in collaborazione con Emanuele Bardazzi. Preziosa la collaborazione con la Società Teosofica Italiana.

Il mito dell’androgino nell’Arte

Nella religione induista, tanto amata da Ferenzona, si rinvengono le coordinate di una vera e propria idolatria verso l’androgino.

Nel Simposio, forse il più celebre dei Dialoghi di Platone, Aristofane pronuncia un discorso in cui la celebrazione dell’amore coincide con il racconto del mito dell’androgino.

Grazie anche alle teorie di Joséphin Péladan la figura dell’androgino giunge a identificarsi con l’immagine dell’efebo, femminilizzato e ancora vergine, fino a divenire una delle ossessioni più pervasive della decadenza attestata in diversi esponenti dell’estetismo letterario, a partire da Honoré de Balzac.

Il viaggio prosegue con la biografia di Orlando, romanzo omonimo del 1928 di Virginia Woolf, il cui protagonista, un giovane nobile inglese, contrassegnato dall’androginia, dopo quattro secoli, si risveglia donna, trovando infine la realizzazione in veste di scrittrice.

In un altro celebre romanzo Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, la giovinezza e la bellezza del protagonista, cristallizzata nel tempo grazie a un patto demoniaco, travolge entrambi i sessi.

La fortuna dell’androgino dilaga inoltre tra i principali protagonisti del Simbolismo, tra cui Gustave Moreau, Edward Burne-Jones, Armand Point, Fernand Khnopff e Jean Delville. Jean Delville dipinse L’École de Platon, raffigurante il filosofo attorniato dai suoi allievi, i cui corpi nudi esibivano le caratteristiche efebiche dell’androgino sintomo di evoluzione spirituale.

Da parte sua Ferenzona applica la reversibilità dei sessi nel ritratto di Hafiz (il poeta persiano Hāfez di Shiraz), per il quale utilizzò una lastra ritraente una figura femminile incisa in precedenza per poi trasformarla al maschile con l’aggiunta di vari dettali come i baffetti e il copricapo a turbante.