
LIVORNO – È la legge approvata il 30 marzo 2004 che istituisce la Giorno del Ricordo (Presidente Ciampi) a tentare di superare ma non dimenticare i tragici eventi accaduti tra il maggio e il giugno 1945 quando migliaia di italiani della Venezia Giulia, dell’Istria e della Dalmazia vennero uccisi dall’esercito del maresciallo Tito, gettati nelle foibe o deportati nei campi sloveni e croati, dove morirono fra stenti e malattie.
Il Giorno del Ricordo, che si celebra il 10 febbraio, vuole tracciare un filo rosso affinché le vittime delle foibe non vengano dimenticate.

L’esodo Giuliano-Dalmata
Coloro che si opposero all’annessione delle terre contese alla nuova Jugoslavia vennero uccisi, deportati, infoibati, caddero collaborazionisti e repubblichini, membri del Cln, partigiani, comunisti e soprattutto tanti cittadini comuni travolti dal clima di violenza di quelle settimane costringendo all’esodo oltre trecentomila italiani dalle terre diventate jugoslave.
La foiba di Basovizza
La Foiba di Basovizza, una spoglia radura dove si erge un escavatore al confine tra Trieste e la Slovenia, è testimone troppo spesso di gesti spregevoli come accaduto pochi giorni fa e bene ha fatto il Governo ed il Presidente Mattarella ad auspicare una riconciliazione che non sia una dimenticanza: “Non vogliamo che il nostro passato sia il futuro dei nostri figli”.

10 febbraio a Livorno
Anche a Livorno ad Antignano, nello spazio dedicato alle vittime delle foibe, in una giornata di pioggia si è tenuta la cerimonia del ricordo alla presenza del sindaco Luca Salvetti, di Roberto Cervino, presidente dell’Associazione profughi Giuliani – Dalmati (ANVGD), del prefetto Giancarlo Dionisi e rappresentanze della Provincia e di una scuola livornese. Molti gli eredi delle famiglie Giuliano – Dalmate presenti alla cerimonia, silenziosi testimoni di una tragedia che non deve essere mai archiviata.
Articolo e fotografie sono di Donatella Nesti